mercoledì 23 luglio 2014

Sport # 7 - L'Inter

"Credo che il mio cane sia Interista"
"E perchè?"
"Beh, quando l'Inter pareggia se ne sta ore davanti alla finestra a fissare il vuoto, quando perde entra nella cuccia e se ne esce 2 dopo giorni"
"Scusa, ma quando l'Inter vince cosa fa?"
"Non lo so, ce l'ho solamente da 4 anni"


Certe cose ti capitano, e non sai nemmeno il perchè. Te ne stai tranquillo per i fatti tuoi e un gabbiano (non un piccione) ti caga in testa, al volo.

Altre cose sono ereditarie, quando te ne accorgi è già troppo tardi.
Tipo la squadra del cuore.
Mio padre era Interista e di conseguenza lo sono diventato anche io, per quanto col tempo ho capito che non sarebbe mai potuto andare diversamente. 

Alla fine, ti abitui a vincere quasi tutti gli scudetti ad Agosto, e mai nessuno a Maggio; ti stupisci quando dopo l'Inverno passato a cercare di appassionarti al cricket o alla pelota basca, ti accorgi che in panchina c'è lo stesso allenatore che avevi lasciato ad inizio campionato; ti sembra logico scoprire che ci sono voluti 27 terzini sinistri in meno di 10 anni (incluso un tale Roberto Carlos) prima di arrivare a Vratilav Gresko.

Pure nel momento di gloria più alto degli ultimi 40 anni, quando a Madrid l'Inter finalmente vince la Coppa dei Campioni (non chiamiamola "Champion's"), non resisti, riesci anche in quel momento a rovinarti la serata, perché ovviamente il tuo allenatore decide di lasciare la squadra 15 minuti dopo aver baciato la coppa.

Ecco, in quei momenti capisci che non sei Interista perché la tua squadra è l'Inter, ma che la tua squadra è l'Inter perché sei Interista

Inoltre, inutile negarlo, essere Interista è una grande palestra di vita.
Dopo che hai vissuto il 5 maggio ascoltando "Tutto il calcio minuto per minuto" fino al quarto goal della Lazio, cos'altro ti può spaventare nella vita? Una malattia? Un amore che finisce? 
Ti ritrovi con gli anticorpi della tristezza grossi come pastori maremmani (intesi come cani), e tutto si ridimensiona.

Non so perchè mio padre fosse Interista, forse lo era suo padre, che pure morì pochi anni dopo la sua nascita, non gliel'ho mai chiesto, e adesso è tardi.  Ma sarebbe stato come cercare di capire perchè il cielo è azzurro, certo c'è una spiegazione scientifica, ma saperlo cambia qualcosa?

Mio padre mi raccontò che da bambino, negli anni '30, vide Giuseppe Meazza alla stazione di Venezia, l'incontro fu così tanto emozionante che si pisciò letteralmente addosso.
Vedere i propri idoli in quegli anni doveva essere un'esperienza mistica, le partite venivaro radio trasmesse, non c'era nemmeno l'album Panini, pochi anche i resoconti fotografici. L'unico modo per vederli era quello di assistere ad una partita dal vivo, oppure incrociarli per strada.

Ad un certo punto, quando avevo 9 anni, mio padre decise che voleva farmi vivere l'emozione di incontrare da vicino i calciatori dell'Inter, chiamò un suo amico i cui figli all'epoca giocavano in serie A e si fece dire in quale albergo di Bologna di solito la squadra ospite alloggiasse, per la cronaca il Royal Hotel Carlton.

Repertorio # 15 - Check in card Royal Hotel Carlton

Così prenotò una stanza per il sabato successivo, la sera prima di Bologna-Inter.

Dopo una notte (quasi insonne per me) in quella camera d'albergo, domenica mattina ci alzammo e facemmo colazione. Con me avevo una foto, in bianco e nero, formato A4,  che mi ritraeva vestito da Interista, il piano era quello di aggirarsi in sala colazione e farsi lasciare sul retro gli autografi dai vari calciatori.
Io li conoscevo abbastanza, ma il fatto che fossero in scala 1:1 e in borghese mi confondeva un po', così mio padre si avvicinò ad un bel giovanotto che stava chiaccherando con due stangone bionde, gli chiese se fosse un calciatore dell'Inter, il trio si fece una bella risata e mio padre capì che di certo non avevano passato la notte a parlare di schemi e fuorigioco.

Poi riconobbe un vero giocatore dell'Inter, tale Merlo, che se ne stava in disparte tutto solo, il tipo fu molto disponibile, mi fece l'autografo e poi parlò  con mio padre per 10 minuti, lamentandosi del Mister, dei pochi minuti giocati, e altro ancora. Il calciatore successivo si chiamava Pavone, giuro che è vero, non facciamo battute, anche perchè il problema è che l'Inter non è stata una squadra di uccelli solamente quell'anno.

Via via riuscii ad ottenere l'autografo di tutti i calciatori, da Nazzareno Canuti a Graziano Bini, da Alessandro "Il Farmacista" Scanziani all'elegantissimo Giacinto Facchetti, infine arrivò pure l'autografo del mister, Eugenio "Sergente di Ferro" Bersellini.  
L'unico che mi sfuggì fu ovviamente anche quello al quale ci tenevo di più (quando si dice essere interisti), infatti per qualche misterioso motivo Ivano Bordon da Marghera, l'eterno vice di Dino Zoff, saltò la colazione lasciando uno spazio vuoto sul retro della mia fotografia.


Formazione Internazionale dall'album Panini. Campionato 1977-78

Fu una mattina memorabile, e il pomeriggio doveva ancora arrivare.

Il mio ingresso al Dall'Ara, lo stadio di Bologna, è un'immagine che mi porterò fino alla fine dei miei giorni, un campo gigantesco e delle tribune infinite stracolme di persone, pensai seriamente ci fossero almeno 250.000 persone, ma credo fossero in realtà di meno.

Dopo pochi minuti, con un plastico volo, l'altro mio idolo Interista, Carletto Muraro di Gazzo, Padova, fece un gol capolavoro di testa, sorprendentemente salutato da un boato gigantesco.

A fine del primo tempo il Bologna pareggiò, poco male.

Durante la ripresa la vescica mi tradì, e costrinsi mio padre a portarmi  in bagno, mentre finalmente facevo i miei bisogni un boato simile a quello che aveva accompagnato il gol di Muraro mi regalò un sorriso.

Appena usciti dal ventre del Dall'Ara cercai il mega tabellone e vidi il risultato, 2-1 che non cambiò più fino alla fine, ovviamente in favore del Bologna.

Sono Interista, che ve lo dico a fare.


Nessun commento:

Posta un commento