mercoledì 26 febbraio 2014

Musica # 6 - Johnny and Mary

L'Illuminismo è stata una buona cosa, salvarci dal buio dell'ignoranza, delle superstizioni della religione ci ha in qualche modo reso più liberi.



Personalmente, per quanto fascinose siano molte teorie complottistiche o le fantasiose spiegazioni non scientifiche, sono un aperto oppositore dell’ignoranza. Tra la scelta di sapere e quella di non sapere scelgo sempre la prima, “se sai, sei”, se non sai, cerchi di partecipare al "Grande Fratello".
Eppure l’ignoranza ha una sua magia, per spiegare le cose che non capisci, a volte si inventa, si crea  un mondo fantasioso in grado di chiarire ogni tuo dubbio, senza perdere troppa energia per cercare prove o spiegazioni razionali.
Per secoli gli uomini hanno risolto in modo poco plausibile ma estremamente affascinante quesiti che la scienza del proprio tempo non sapeva spiegare.

Le centinaia di stelle cadenti che vediamo da secoli nei nostri cieli ad agosto, erano per tutto il mondo cristiano le lacrime di San Lorenzo, prima che qualcuno spiegasse che si trattava di detriti lasciati dalla coda di una cometa che ogni anno incrocia l'orbita terrestre. Ma sapere la verità in questo caso ci ha reso più felici? Ora che sappiamo la fredda scientifica risposta stiamo meglio? Non credo.

Quando il Mostro di Lochness si rilevò essere nient'altro che uno scherzo fatto bene, la vertià non tolse forse la magia? Di certo non ha fermato le migliaia di turisti che ogni anni vanno in Scozia per scrutare la superficie di un piccolo lago altrimenti anonimo, però in cuor nostro sapere che si tratta di un falso ci rende un po' più tristi.

Poi ci sono le eccezioni, quando cioè la verità non toglie nulla alla magia dell'illusione, come ad esempio il primo gol di Maradona nella partita contro l’Inghilterra ai Mondiali del 1986, quando il replay svelò il trucco facendoci vedere che era stata la mano del Pibe de oro a spingere la palla in rete, e non un suo colpo di testa.
La cruda realtà  non riuscì a togliere nemmeno una briciola di poesia a quel capolavoro anzi, forse fu la Mano de Dios a rendere quel gol ancora più memorabile.

Da bambini l’ignoranza della lingua inglese ci costringeva ad inventare, soprattutto quando a squarciagola cantavamo le hit sentite alla radio. Nelle fitta nebbia della nostra ignoranza linguistica a volte alcune frasi suonavano incredibilmente chiare,  pronunciate in una lingua a noi comprensibile.

Avrò avuto 12 anni, alla radio impazzava “Johnny and Mary”, di Robert Palmer, un tipo super cool, con il ciuffo e l'abito perfetto, una specie di Brian Ferry con poco meno talento, e sicuramente con meno carisma (e fortuna).

Quel pezzo però spaccava, con il basso che ne dettava il ritmo, strizzando l'occhio a Moroder e che probabilmente ispirò "Young Turks" di Rod Steward l'anno dopo.
La prima strofa della canzone finiva con la frase “Mary counts the walls/Knows he tires easily" , lascio a voi il vero significato, ma diciamo che non dipingeva una storia d'amore felice.
Comunque per noi ragazzini a digiuno d'Inglese, inequivocabilmente la seconda parte diceva “rosegar e sisoe” ("rosicchiare le giuggiole”) e più ascoltavi la canzone e più te ne convincevi.
Per il compleanno di un mio amico decidemmo di regalargli il 45 giri (si, era molto tempo fa), non mi ricordo chi ebbe l'idea, ma assieme al disco, arrivò anche un sacchetto con un un paio di etti di “sisoe”.

Se il vinile fece felice il mio amico, il regalo di "contorno" regalò il sorriso a tutti i presenti, l’effetto fu quello desiderato, come da copione passammo metà festina a ascoltare quel 45 giri, e a rosegar e sisoe.




Dopo tutti questi anni, anche adesso che so la “verità”, è superfluo dire che preferisco l’alternativa immaginata da un gruppetto di ragazzini alla tristezza del testo originale.






He needs all the world to confirm
That he ain't lonely
Mary counts the walls
Knows he tires easily

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