giovedì 8 maggio 2014

Musica # 11 - Sotto le stelle del jazz


Duemila enigmi nel jazz 
ah, non si capisce il motivo
nel tempo fatto di attimi
e settimane enigmistiche



Sotto Le Stelle Del Jazz - Paolo Conte


Che cosa è il lusso? La domanda è una di quelle che si apre ad un numero infinito di risposte, forse niente è più personale della definizione del lusso.
Ognuno ha la propria risposta, inutile nemmeno elencarle, per me una delle manifestazioni più limpide del lusso è la possibilità di avere tempo libero, con la mente leggera e senza sensi di colpa. Avere una quantità quasi infinita di tempo libero al punto che sei costretto a trovarti un passatempo.

Le persone della mia generazione sono riusciti a vedere i propri genitori andare in pensione in modo dignitoso (non credo i nostri figli potranno dire altrettanto), e in mancanza di Internet e di aggeggi tecnologici, spesso il tempo a loro disposizione veniva immolato ad un settimanale che ha formato le menti di almeno 4 generazioni di Italiani, La Settimana Enigmistica.
A dire il vero mio padre non ha dovuto aspettare di andare in pensione per diventarne un fedele lettore, i mariti di una volta, tornati a casa dal lavoro, non dovevano più muovere un dito, perciò un passatempo del genere, soprattutto per un tipo poco avventuroso come lui, serviva.
Ma all'epoca quella era una passione comune per molte persone, il padre di un mio carissimo amico era una specie di professionista di quel giornale, ne completava con meticolosa pazienza tutte le pagine, leggendone ogni parte, dalle "Spigolature" a "Forse non tutti sanno che...".

Una volta, con un colpo di genio, ad un compleanno il mio amico decise di regalargli  l'abbonamento annuale (che diventò un abbonamento pluriennale). Ma siccome siamo a Venezia, dove tutto ha un proprio modo d’essere, aveva pagato in contanti i 52 numeri annuali all'edicolante sotto casa, ogni Sabato suo padre, al rientro dal giro con gli amici, passava in edicola dove lo attendeva, fresco di tipografia, il nuovo numero de "La Settimana Enigmistica".
Arrivato a casa si armava di Bic (con la matita mai, sarebbe stato sleale) e iniziava a tatuare le pagine intonse con la sua scrittura in stampatello, esattamente come faceva mio padre (abbonamento a parte, io non ho mai avuto un colpo di genio simile).
La Settimana Enigmistica è stata una costante della mia infanzia, mio padre mi lasciava completare "Che cosa apparirà" e "La pista cifrata", i due giochi più facili, causando così le ire di mia sorella, poco più grande di me, che giustamente rivendicava per sé quella pagina.
Con il tempo però il mio interesse per i cruciverba rimase pari allo zero, e alla fine "La pista cifrata" non mi divertiva più.



La grafica è praticamente identica da 40 anni a questa parte, niente di più semplice, razionale e chiaro.  
A partire dalla copertina, con la scritta spavalda grande abbastanza per essere notata ma non troppo da risultare fastidiosa che recita: "La rivista che vanta innumerevoli tentativi d'imitazione".
Poi c'era il cruciverba con la foto della "celebrità" di turno stampata a bassa risoluzione, in un bianco e grigio che sarebbe stato desolante anche per la pagina degli annunci funerari di un quotidiano locale negli anni '70.
Ma ciò nonostante finire nella prima pagine della "Settimana" per me è un grandissimo riconoscimento, equivale a (quasi) vincere un oscar.



All'interno il bianco e nero è spietato, fino a poco tempo fa macchiato in alcune pagine (come in copertina a dire il vero) da un secondo colore, adesso invece i colori si trovano anche su qualche vignetta o qualche foto, un po' pallidi a dire il vero, ma sempre a colori, un peccato che non possiamo che perdonare.

Quel settimanale fa così tanto parte dell'immaginario italiano, che è finito in una strofa di una canzone di Paolo Conte, forse il più bravo di tutti a racchiudere in parole (e musica) scene di vita comune, a dipingere con pochi versi acquarelli di sensazioni e di ricordi.
Da "quel naso triste come una salita / quegli occhi allegri da italiano in gita" a "con l'aria di due che hanno trovato qualcosa, / volevo abbracciarli ma non mi veniva una scusa" a ovviamente "nel tempo fatto di attimi / e settimane enigmistiche".

Paolo Conte cattura in queste due righe la “quintessenza” (come direbbe lui) de La Settimana Enigmistica, il tempo, almeno per qualche generazione prime delle nostre, era proprio misurato da rebus crittografici e da "Risate a denti stretti".
Anche adesso resta una delle poche certezze certe in un mondo che continua a cambiare, il giorno in cui La Settimana Enigmistica sparirà dalle edicole, l’Armageddon sarà più vicino.

La Settima Enigmistica è la mia madleine, me ne sto lontano, perché non sono ancora in pensione, ma soprattutto perché è una macchina del tempo per me.
Lo sa anche il mio amico, ora che suo padre, come il mio, non c’è più, però lui ha il coraggio di affrontarne un numero ogni tanto, io no.
Sarebbe come aprire un baule abitato da Corvi parlanti, da chilometri di “Strano ma vero”, dai tacchi super sexy di Susi, da vecchi padri armati di biro  e dallo straordinario tenero Giacomo, messo li per ultimo, in quarta di copertina a far da sentinella silenziosa alle soluzioni del numero precedente.



Giusto per far sentire meno in colpa chi usa le scorciatoie, chi aspetta sempre la prossima uscita per completare un cruciverba.







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