Laurie Juspeczyk: Is that what you are? The most
powerful thing in the universe and you're just a puppet following a script?
Doctor Manhattan: We're all puppets, Laurie. I'm
just a puppet who can see the strings.
Watchmen
- Alan Moore
7:36 non è
un versetto della Bibbia, è l'orario del Vaporetto (la versione veneziana
dell'autobus) che durante i 5 anni delle scuole superiori ho preso ogni
mattina.
Salivo a Cà
d'oro, ad aspettarmi a bordo c'erano già un paio di compagni, altri si aggiungevano alla fermata successiva, quella di Rialto.
Scendevamo
alla fermata dell'Accademia e poi in 5 minuti si arrivava in classe.
L'ultimo
anno iniziai ad usare sempre meno il vaporetto, facevo la strada a piedi, quasi
mezz'ora, salivo il ponte dell'Accademia senza affanno, come un buon
mezzofondista.
Ponte dell'Accademia, lato Dorsoduro |
Non mi
ricordo quando iniziò, ma ad un certo punto mi accorsi di una ragazza, la
incrociavo quasi ogni mattina, era la cosa più bella della giornata, aveva uno
sguardo dolce, un viso di una grazia preraffaelita. Per qualche strano motivo
la vedevo solamente li sopra, mai prima o mai dopo, e soprattutto mai durante
la giornata. Dopo un po' si accorse di me, probabilmente la bava che perdevo
dalla bocca ad ogni incontro aveva attirato la sua attenzione. Quello era ormai
diventato un appuntamento fisso, e in cuor mio ero sicuro che anche lei, magari
con meno trepidazione, aspettasse quel momento. Prima o poi avrei rotto gli indugi, ormai era questione di giorni e l'avrei fermata.
Ad un certo
punto però scomparve, non mi ricordo il giorno preciso, era la fine dell'anno
scolastico e mi accorsi della sua assenza, aspettai fiducioso qualche
settimana, arrivarono gli esami di fine anno e l'estate, ma non la rividi più.
Se potessi
scegliere, quale supereroe vorrei essere? Tutti se lo chiedono, forse di più i
maschiettii che le femminucce, ma questa è una domanda che ogni pre-adolescente
(ma anche qualche post-adolescente) ad un certo punto si pone.
I supereroi
che conosciamo sono figli della cultura USA, pur venendo da molto più vicino.
Anche con i pochi micron di sapere che mi ritrovo, riconosco tracce della
cultura mediterranea nell’universo Marvel. A partire da quella ebraica (non a
caso i padri della Marvel sono due signori chiamati Stanley Martin Lieber /
Stan Lee e Jacob Kurtzberg / Jack Kirby), come ad esempio Silver Surfer, che
ricorda la figura dell’ebreo errante.
Come gli
eroi delle tragedie greche, anche i supereroi Marvel si trovano sempre ad
affrontare situazioni incredibili, straordinarie, dove il corpo è un’armatura
luccicante e non è mai alle prese con il quotidiano dell’uomo comune.
Voglio
dire, avete presente “The Thing”, cioè La Cosa dei Fantastici Quattro, quel
mostro di pietra in grado di sradicare grattacieli dalle strade? Non so voi, ma
io mi sono sempre chiesto cosa può produrre quel suo intestino di roccia, che
razza di dolmen può mai creare nelle sue sessioni mattutine nel WC.
E l’Uomo
Ragno? Cosa gli potrà uscire dal naso quando Peter Parker si trova a letto alle
prese con la classica influenza invernale? E tornando ai Fantastici Quattro,
siamo poi così sicuri che Mr. Fantastic, aka Richard Reeds, capace di allungare
ogni parte del suo corpo, qualche trucchetto a letto per fare contenta la
moglie non l’abbia mai usato?
Il primo
supereroe che si rispetti è Superman, così per non sbagliarsi già si cala l'asso. Superman fa praticamente
tutto quello che un comune mortale vorrebbe fare, ha una forza smisurata, corre velocissimo, addirittura
vola, ha la vista a raggi X , il
soffio congelante (!?) ed ha pure il ciuffo.
Poi
arrivano gli altri, quelli che si arrampicano sui muri (se voli, che cazzo te
ne fai), quelli che quando s’incazzano diventano fortissimi e verdi (pure qui,
resti tranquillo, non diverti verde e sei forte uguale), ognuno di questi ha un potere speciale, un
punto di forza, ma alla fine Superman è sempre stata la mia prima scelta.
Almeno fino
all’arrivo di Watchmen, la più grande graphic novel di sempre, il punto di non
ritorno del mondo dei fumetti, il passaggio definitivo dall’adolescenza all’età
adulta.
Ambientato
a fine anni ’80 in un mondo simile
al nostro, Watchmen ha una narrazione piuttosto complessa, dove si intrecciano
diverse sotto-storie, che partono da lontano, nel tempo e nello spazio, per
creare un racconto corale potente.
Watchmen
rappresenta la fine del supereroe così come l’avevamo immaginato, nel libro ci troviamo
davanti a due generazioni di supereroi, la prima (vigilantes dopati più che
uomini con super poteri) invecchiata e dimenticata, che vive nei ricordi nei
pochi superstiti, la seconda, messa fuori legge dal parlamento Americano,
formata da psicopatici che non si sono arresi (Rorschach), da benestanti annoiati (Nite
Owl), da geniali ricchi megalomani
(Ozymandias) e ovviamente dal Doctor Manhattan,
arruolato ed integrato nel sistema governativo, l’arma segreta che ha reso gli
USA la vera superpotenza di quel mondo.
Doctor
Manhattan, capace di muoversi nello spazio e nel tempo (anche se in realtà “nel
tempo” ci vive), in grado di spostare oggetti e persone, di ingrandirsi, di
sdoppiarsi, di domare qualsiasi materia, con un QI nemmeno misurabile, è lui il
mio supereroe. Ma nemmeno lui è onnipotente, come Alan Moore mostra in uno dei suoi
dialoghi più memorabili, quando gli fa ammettere di essere nient’altro che una
marionetta come tutti gli altrii, con la differenza che almeno lui vede i fili.
Nel corso
della storia Doctor Manhattan si allontana sempre di più dalla terra e dagli
uomini, finché decide di andarsene, per creare un mondo tutto suo.
Ecco, se
proprio devo puntare in alto vorrei essere lui, il look è simile (giusto la
pelle un po’ più blu), il mio QI è abbastanza altino, sul resto ci possiamo
lavorare.
Ma se
dovessi andare al ribasso mi accontenterei di un semplice, unico potere, che
credo nessun supereroe abbia mai avuto, vorrei avere la capacità di sapere quando è l’ultima volta
che “qualcosa” accade mentre la sto vivendo.
Cioè capire
quando un gesto o una situazione apparentemente normale non si ripeterà più,
per pemettermi di viverla meglio. Avrei voluto capire che quella sarebbe stata
l’ultima volta al cinema con mio padre, che dopo quella carezza, mia madre non
me ne avrebbe date più, capire che quella con Mourinho sarebbe stata l'ultima Champion's vinta dall'Inter (a dire il vero, per questo non serve un superpotere).
Avrei
voluto sapere che quella mattina di Maggio, sul ponte dell’Accademia, sarebbe
stata l’ultima volta che avrei incrociato quella ragazza. Sicuramente la mia
vita sarebbe stata diversa.
Almeno adesso
saprei il suo nome.
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